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sabato 19 febbraio 2011
La fotografia della domenica. 12
Ora basta con l'iconografia, vediamo come ve la cavate senza l'aiuto del soggetto!
Bronzino Ritratto di Lucrezia Panciatichi Firenze, Uffizi
"...I ritratti di lui e della moglie tanto naturali, che paiono vivi veramente, e che non manchi loro se non lo spirito". Queste le parole che Vasari riservò al commento dei ritratti di Bartolomeo Panciatichi e della moglie Lucrezia, realizzati nella metà del XVI secolo da Agnolo Bronzino, uno fra gli artisti più emblematici del manierismo. E' costante dei suoi ritratti la capacità di coniugare la verisimiglianza del soggetto a una “glaciale esattezza nell’esecuzione pittorica”, il che rende le sue opere splendenti e misteriose.
Particolare del ritratto di Lucrezia Panciatichi, già Lucrezia di Gismondo Pucci, realizzato da Agnolo Bronzino tra il 1535 e il 1540. La bellezza del dipinto potrebbe aver impressionato a tal punto lo scrittore Henry James da indurlo a citarlo in una memorabile descrizione nel suo romanzo "The wings of the dove": "[...]the lady in question at all events, with her slightly Michaelangelesque squareness, her eyes of other days, her full lips, her long neck, her recorded jewels, her brocaded and wasted reds, was a very great personage only unaccompanied by a joy". Suggestive le descrizioni che in questo ritratto leggono un'allusione a idee luterane, peraltro assolutamente probabile considerando la formazione di Bartolomeo Panciatichi che, alla corte di Francesco I prima, e a quella di Enrico II poi, aveva avuto modo di interessarsi alla Riforma Protestante. Tra i particolari più interessanti in questo senso si annovera la catena d'oro, che descrive un ampio giro sulle spalle di Lucrezia, su cui è incisa la frase "amour dure sans fin", secondo quanto proposto dalla storica Elizabeth Cropper (attuale presidente del CASVA), tale frase sarebbe da leggere in realtà come sans amour dure sans fin "rispettando l’andamento circolare e continuo delle parole, simbolico della infinita circolarità dell’amore di dio per gli uomini". Quindi non un riferimento al legame d'amore fra i due coniugi ma piuttosto un'allusione alla "gratuità" della salvezza, concessa per fede e non a seguito dell'acquisto delle indulgenze.
Bronzino
RispondiEliminaRitratto di Lucrezia Panciatichi
Firenze, Uffizi
"...I ritratti di lui e della moglie tanto naturali, che paiono vivi veramente, e che non manchi loro se non lo spirito".
Queste le parole che Vasari riservò al commento dei ritratti di Bartolomeo Panciatichi e della moglie Lucrezia, realizzati nella metà del XVI secolo da Agnolo Bronzino, uno fra gli artisti più emblematici del manierismo.
E' costante dei suoi ritratti la capacità di coniugare la verisimiglianza del soggetto a una “glaciale esattezza nell’esecuzione pittorica”, il che rende le sue opere splendenti e misteriose.
Particolare del ritratto di Lucrezia Panciatichi, già Lucrezia di Gismondo Pucci, realizzato da Agnolo Bronzino tra il 1535 e il 1540. La bellezza del dipinto potrebbe aver impressionato a tal punto lo scrittore Henry James da indurlo a citarlo in una memorabile descrizione nel suo romanzo "The wings of the dove": "[...]the lady in question at all events, with her slightly Michaelangelesque squareness, her eyes of other days, her full lips, her long neck, her recorded jewels, her brocaded and wasted reds, was a very great personage only unaccompanied by a joy".
RispondiEliminaSuggestive le descrizioni che in questo ritratto leggono un'allusione a idee luterane, peraltro assolutamente probabile considerando la formazione di Bartolomeo Panciatichi che, alla corte di Francesco I prima, e a quella di Enrico II poi, aveva avuto modo di interessarsi alla Riforma Protestante.
Tra i particolari più interessanti in questo senso si annovera la catena d'oro, che descrive un ampio giro sulle spalle di Lucrezia, su cui è incisa la frase "amour dure sans fin", secondo quanto proposto dalla storica Elizabeth Cropper (attuale presidente del CASVA), tale frase sarebbe da leggere in realtà come sans amour dure sans fin "rispettando l’andamento circolare e continuo delle parole, simbolico della infinita circolarità dell’amore di dio per gli uomini". Quindi non un riferimento al legame d'amore fra i due coniugi ma piuttosto un'allusione alla "gratuità" della salvezza, concessa per fede e non a seguito dell'acquisto delle indulgenze.
Complimenti ragazze!
RispondiEliminaGrazie Prof., è un esercizio utilissimo!
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